Odile Sankara non ha niente della militante politica, tanto meno di una “guerriera”, come ci si potrebbe aspettare dal nome che porta. Un nome, è vero, che porta con molto orgoglio, ma con uno stile tutto suo: mite, dolce, cordialissimo. Discreta, al limite della timidezza, sempre sorridente, Odile è artista, scrittrice e attivista. Il suo impegno fondamentale sta nel portare in giro per il suo paese, e in parte per l’Europa (soprattutto in Francia, ma anche in Italia) la sua personalissima battaglia per la promozione della donna africana. Con un’arma a prima vista “anormale”: il teatro. È una battaglia difficile, la sua, non solo per il mezzo che ha scelto, ma anche perché va a toccare alcuni punti sensibili della cultura e della tradizione, smascherando pregiudizi e antiche forme di oppressione. Lei stessa ha pagato personalmente l’audacia del suo progetto. Che è un progetto di vita oltre che di lavoro.
«Il cambiamento che vuoi vedere nel mondo lo devi vedere prima dentro di te» – dice Odile, citando Gandhi. E il suo percorso è, veramente, un cambiamento fuori e dentro se stessa.
Odile nasce nel 1964, anno dell’indipendenza del suo paese, compie studi umanistici e letterari, diventa attrice di teatro, non si sposa e non ha figli. Per una donna africana questo è un percorso singolare, che ha comportato scelte alternative non sempre capite e sovente criticate. Ecco come lei ci racconta, con grande semplicità il suo percorso: «Io sono un puro prodotto della tradizione, sono vissuta di villaggio in villaggio, in casa di parenti, succhiando la vita di queste comunità che sono una specie di grande famiglia. Fatto un periodo di internato dalle suore, sono andata nella capitale, Ouagadougou, a studiare lettere all’università. Laureata, nel 1990, mi viene voglia di andare a vivere da sola, come avevo visto che facevano alcune della mia età, in Europa. Ma i parenti non volevano, non capivano il mio desiderio, erano discussioni a non finire, mi dicevano: lo farai quando ti sposerai, e io gli rispondevo che non avevo voglia di sposarmi ma di vivere per conto mio. È andata avanti per tre anni, perché i loro argomenti mi entravano dentro, ero combattuta…ma poi alla fine mi sono decisa e sono partita…Non è stato facile neanche per loro, perché ancora oggi, nella nostra cultura una donna che vive per conto suo, non è sposata e non ha figli, è qualcosa di inconcepibile».
La scelta del teatro è stata veramente importante per fare di lei quello che è, per renderla cosciente della sua esistenza come donna. «Ho scelto il teatro per entrare in contatto con gli altri, condividerne le emozioni, esprimermi e dire le mie idee. Con il teatro ci riesco, mentre non riuscirei andando ai dibattiti pubblici o facendo conferenze».
Odile Sankara sarà il lunedì 21 Ottobre, ore 17, alla Casa delle Letterature per parlare di “arte come mezzo di cambiamento sociale” insieme a Fiorella Mannoia e Gabin Dabiré